Google

venerdì 12 febbraio 2010

Bolletta salata per quelle vecchie scorie, l’Ue bacchetta l’Italia


Da quando il governo Berlusconi ha riaperto il tema del nucleare, ministri ed eminenti esponenti del centro-destra hanno fatto a gara nel proclamare che l’energia elettrica in Italia è più cara perché il nostro paese non ha le centrali nucleari.

Ebbene, tutti questi “pasdaran” del ritorno all’energia nucleare sono stati smentiti dalla Commissione Europea che manda un monito all’Italia per abolire, entro due mesi, i costi dello smaltimento delle scorie radioattive, che compaiono ancora nella bolletta dell’ENEL (voce A2) e che la Commissione ritiene ingiustificati.

Questi costi impediscono la riduzione delle tariffe elettriche perché «la produzione nazionale di elettricità beneficia degli oneri a carico dei clienti, usufruendo dei vantaggi derivanti da quegli stessi sovrapprezzi, laddove per le imprese straniere questi sovrapprezzi costituiscono un onere netto, che aumenta il prezzo finale del loro prodotto».


Insomma, le autorità di Bruxelles sostengono la tesi opposta a quella di Scajola e di Berlusconi: i prezzi dell’energia elettrica sono maggiori in Italia perché gravati dai costi dello smaltimento delle centrali in esercizio negli anni 70-80 che, anche se non più attive, comportano enormi spese per il trattamento delle scorie radioattive. Questi costi dovrebbero essere a carico dell’ENEL e non scaricati invece sugli utenti.

Secondo la UE: «Tali costi (…) devono essere sopportati dai produttori di elettricità», «Secondo il principio “chi inquina paga”, una quota delle risorse finanziarie avrebbe dovuto essere messa da parte dagli operatori nucleari per il trattamento dei residui e il loro stoccaggio a lungo termine in previsione dello smantellamento».

Di questi temi e delle bugie della propaganda governativa occorrerebbe parlarne durante la prossima campagna elettorale per le regionali. I cittadini devono sapere cosa comporta per la collettività l’opzione nucleare e quali sono i rischi ed i costi veri delle “cattedrali atomiche” che il centro-destra vorrebbe realizzare in Italia. E’ una elemento di trasparenza per poter scegliere democraticamente i Presidenti delle regioni, anche sulla base delle loro posizioni sul tema del nucleare.

Finora, il governo ha scelto la strada opposta. Ha evitato di ufficializzare i siti e vorrebbe gestire centralmente la localizzazione delle future centrali, in barba al federalismo tanto sbandierato quanto calpestato. Ne è prova la decisione di impugnare, dinnanzi alla Corte Costituzionale, le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata che impediscono l’installazione di impianti nucleari nei loro territori.

Proprio i risultati della Puglia hanno dimostrato come lo sviluppo delle energie rinnovabili sia, nei fatti, lo strumento prioritario per ridurre i costi energetici, diminuire l’impatto ambientale e creare nuovi posti di lavoro.
fonte:sinistraeliberta.eu

Nessun commento:

Lettori fissi

Visualizzazioni totali