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domenica 26 aprile 2009

Chernobyl :Due esplosioni, una dietro l’altra, la notte del 26 aprile 1986

Legambiente: “Scorie, costi e sicurezza problemi tuttora irrisolti”. Le iniziative dell’associazione in occasione del Chernobyl Day europeo

Due esplosioni, una dietro l’altra, la notte del 26 aprile 1986 al reattore della quarta unità di CHERNOBYL. 11 miliardi di miliardi di Bequerel la radioattività rilasciata dalle esplosioni, un valore 30 miliardi di volte superiore alla dose massima utilizzata per terapie radiologiche di tumori, con 6 pompieri, 24 dipendenti e 31 liquidatori morti quasi subito per effetto delle radiazioni immediate e un numero difficilmente quantificabile di vittime per gli effetti a lungo termine di quelle assorbite. Dieci i giorni impiegati per spegnere gli incendi, 130 mila gli abitanti dei 76 villaggi evacuati nel raggio di 30 km dalla centrale. La centrale di CHernobyl ha cessato la sua attività il 15 dicembre del 2000, ma ancora oggi le conseguenze sono gravissime. Il fall-out radioattivo, infatti, ha interessato oltre 150mila chilometri quadrati di territorio tra Bielorussia, Ucraina e Russia, coinvolgendo più di 3 milioni di persone.

Sono alcuni numeri del più grande disastro nella storia del nucleare civile che Legambiente ricorda in occasione del ventitreesimo anniversario dell'incidente per non perdere la memoria e ribadire il suo NO ad un ritorno a produrre energia nucleare in Italia.

“A 23 anni dall’incidente di Chernobyl, il nucleare pone ancora gravi problemi di sicurezza - ha spiegato il responsabile scientifico di Legambiente Stefano Ciafani – non abbasserà affatto la bolletta energetica nazionale, non ridurrà la dipendenza italiana dall’estero e non ci permetterà di rispettare la scadenza europea del 2020 per la riduzione delle emissioni di gas serra prevista dall’accordo europeo 20-20-20. Se l’Italia decidesse di puntare, come intende fare il governo, sul nucleare, visto il costo ingentissimo dell’operazione, abbandonerebbe di fatto qualsiasi investimento alternativo sullo sviluppo di rinnovabili, tecnologie pulite ed efficienza energetica e rinuncerebbe alla costruzione di quel sistema imprenditoriale innovativo e diffuso in grado di competere sul mercato globale, che ad esempio in Germania occupa 250 mila lavoratori e su cui vuole puntare la nuova amministrazione USA”. Contro il piano del governo che prevede la costruzione delle prime nuove centrali entro il 2020, con l’obiettivo di produrre a regime il 25% dell’energia elettrica dal nucleare, Legambiente ha lanciato nell’ottobre scorso la campagna “Per il clima contro il nucleare” proponendo, tra le altre cose, alle amministrazioni locali di dichiarare il proprio territorio “sito denuclearizzato”, una raccolta firme “per un sistema energetico moderno, pulito, sicuro” e l’organizzazione di spettacoli, concerti e dibattiti sul tema.

“Perché non è del nucleare che l’Italia ha bisogno per rilanciare l’economia e risolvere la sua dipendenza dalle fossili - conclude Ciafani - ma di un mix di efficienza, risparmio energetico e fonti rinnovabili”.

“La situazione in Bielorussia è ancora oggi molto preoccupante – aggiunge Angelo Gentili, responsabile del Progetto Legambiente Solidarietà – mentre l’interesse della comunità internazionale viene meno ogni anno di più. Le popolazioni sono abbandonate a se stesse e non è sufficiente il lavoro di cooperazione che centinaia di associazioni e Ong, come la nostra, portano avanti da anni. Per questo continueremo nella nostra azione di solidarietà con azioni concrete ma anche iniziative che richiamino l’attenzione dell’opinione pubblica sul problema della sicurezza nucleare e sul dramma che stanno vivendo alcuni milioni di persone che vivono nelle zone contaminate di Bielorussia, Russia e Ucraina”.

TUtti i numeri di CHernobyl

2 esplosioni consequenziali la notte del 26 aprile 1986 al reattore della quarta unità di Cernobyl

11 miliardi di miliardi di Bequerel la radioattività rilasciata nelle esplosioni, 30 miliardi di volte superiore alla dose massima utilizzata per terapie radiologiche di tumori

10 giorni necessari per spegnere gli incendi

5.000 tonnellate di materiali vari(sabbia,boro, piombo, fosfati) versati sopra le macerie

dai 300mila a 800mila i liquidatori impiegati nel dopo incidente

50.000 gli abitanti della cittadina di Pripjat che vennero allontanati dalle loro case, dove non sono mai rientrati

130.000 gli abitanti dei 76 villaggi evacuati nel raggio di 30 km dalla centrale

6 i pompieri che intervennero subito per spegnere l’incendio e che morirono pochi giorni dopo per l’effetto delle radiazioni

24 i dipendenti morti tra il 26 aprile ed il 31 luglio per effetto delle radiazioni

31 i liquidatori morti poco tempo dopo per le dosi di radiazioni assorbite

4 i piloti di elicottero che morirono in volo sopra la centrale

1800 i casi di cancro alla tiroide censite dall’Aiea in bambini che all’epoca dell’incidente avevano un’età compresa tra i 0 e 14 anni

1,5 milioni di persone che vivono ancora oggi in aree con livelli di contaminazione superiori a 1 curie per chilometro quadrato

150mila i chilometri quadrati di territorio ancora contaminato

1.000 mq è l’estensione delle crepe sul sarcofago che racchiude i resti del reattore esploso

180 le tonnellate di combustibile che si stima siano ancora all’interno del reattore

100 metri in altezza e 260 metri di lunghezza la dimensione della nuova struttura che andrà a ricoprire l’attuale sarcofago e che avrà un costo stimato di oltre un miliardo di dollari.
Dal sito di Legambiente

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